di Claudio Christopher Passalacqua pubblicato il 23/06/20
Il 16 giugno scorso, il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha annunciato con un comunicato ufficiale di voler allentare le misure restrittive precedentemente imposte ai colossi tecnologici cinesi Huawei e ZTE. Una decisione che permetterà le aziende americane di tornare a collaborare con quelle cinesi alla definizione delle specificità tecniche relative al 5G. Per comprendere meglio questa mossa è opportuno concentrarsi sull’analisi di due fattori: 1) l’evoluzione dei sistemi di standardizzazione nel settore della telecomunicazione e 2) le interazioni, all’interno di questi sistemi, tra attori pubblici e privati.
1) La grande crescita di domanda per gli standard internazionali nel settore della telecomunicazione è frutto di un mercato globalizzato che richiede tecnologie compatibili. Per garantire questa compatibilità, la definizione degli standard è passata gradualmente dal livello nazionale a quello internazionale. Questa proiezione internazionale ha reso gli standard più suscettibili alle dinamiche di potere fra gli stati, in quanto ciascuno stato, attraverso le proprie aziende, cerca di promuovere gli standard dai quali trarrebbe più benefici, in termini sia di profitti sia di influenza globale.
Parallelamente all’internazionalizzazione degli standard, il settore della telecomunicazione ha assistito a una graduale apertura di attori privati all’interno dei regimi di standardizzazione, spostando di fatto il sito di sviluppo degli standard verso una dimensione privata non più sotto il controllo esclusivo del governo (Mattli).
Negli ultimi anni si è affermato nel settore della telecomunicazione un modello di governo condiviso (“joint governance”) attraverso il quale si è affermata la collaborazione tra organizzazioni internazionali e i consorzi privati. Nel caso del 5G, l’International Telecommunication Union (ITU) e il Third General Project Partnership (3GPP) rappresentano le principali organizzazioni che si occupano della definizione degli standard.
Mentre l’ITU è un’agenzia intergovernativa delle Nazioni Unite, il 3GPP è un partenariato composto da sette organizzazioni di standardizzazione, fra le quali troviamo l’European Telecommunications Standards Institute (ETSI), l’organizzazione pubblico-privata europea per la definizione degli standard europei nell’ambito della telecomunicazione. Questa forma di governance composta da attori pubblici e privati mette insieme conoscenze tecniche, risorse economiche e procedure trasparenti in grado di far fronte alle esigenze di un mercato internazionale sempre più esigente e veloce, nonostante gli ultimi rallentamenti provocati dalla pandemia.
2) Oltre a comprendere come la governance degli standard sia mutata negli anni per via della globalizzazione, è utile esaminare a livello teorico come gli attori pubblici e privati interagiscano in questi processi di standardizzazione. A grandi linee, la definizione degli standard è un esercizio di coordinamento su più livelli che coinvolge attori pubblici e privati. In questo contesto, gli attori privati (ovvero le aziende) dischiudono la propria tecnologia al fine di contribuire alla definizione delle specificità tecniche per la realizzazione degli standard. Questo esercizio di coordinamento si basa sul contributo tecnico delle aziende, le quali attraverso una logica consensuale convengono sulle specificità tecniche migliori in termini di efficienza e compatibilità.
In fase finale, le specificità tecniche vengono convertite in standard dalle organizzazioni di standardizzazione a livello regionale e internazionale in cui gli stati possono intervenire.
Per alcuni studiosi la definizione degli standard è il risultato di un processo di collaborazione puramente ingegneristico che non ammette interferenze esterne. In questo contesto, le preferenze degli attori convergono sull’importanza di stabilire lo standard migliore a prescindere dall’esito di questo standard (Meyer). Altri studiosi invece ritengono che la definizione degli standard sia il prodotto di conseguenze distributive in cui la preferenza degli attori converge sull’importanza di stabilire uno standard comune, ma diverge sulla forma di quest'ultimo (Krasner).
Il caso del 5G prefigura senz’altro una situazione simile al secondo scenario, nel quale aziende come Huawei, Ericsson e Qualcomm, competono fra loro avanzando le loro specificità tecniche. Fino a che punto gli stati possono intervenire in questo processo di coordinamento attraverso attività di delegazione non è chiaro, ma è comunque evidente come i rapporti di forza fra gli stati possano incidere sull’esito dello sviluppo degli standard.
Infine, un altro aspetto interessante da considerare è come due paesi in aperta rivalità tecnologica (e non solo tecnologica) siano indotti per motivi strutturali a collaborare su una tecnologia che viene spesso identificata come il principale teatro di scontri di una battaglia tecnologica fra potenze.
Claudio Christopher Passalacqua è dottorando in Studi Internazionali presso l’Università di Trento