Mes, i magheggi della Commissione Ue

di Alberto Bradanini pubblicato il 15/11/16

La puntuale presa di posizione del Sole 24 Ore sui vergognosi magheggi della Commissione Europea in tema di concessione alla Cina dello Status di Economia di Mercato (MES) suscita forte apprezzamento. Il rischio tuttavia che tale prospettava – che danneggerebbe pesantemente diversi paesi, tra cui l'Italia - diventi realtà non è però affatto scongiurato. La ragione è di metodo prima ancora che di contenuto.
La Commissione Europea, chiamata a esprimersi come un organo politico di sintesi tra gli interessi di tutti i paesi europei, ha con il tempo acquisito una pericolosa impronta tecnicistica. Gli interessi politici sottostanti, sempre presenti beninteso, sono presentati come scelte pressoché obbligate, vuoi per via dei Trattati europei, vuoi per impegni con paesi terzi o accordi internazionali.
 

In realtà se la Commissione UE è giunta a formulare una proposta di così elevata ingegnosità ingannatrice, come si evince dall’articolo a lato, la ragione è legata alla immorale premeditazione di funzionari europei, che di europeo hanno solo lo stipendio, provenienti dai paesi più forti – i quali sarebbero gli unici a trarne beneficio, vale a dire Germania e altri paesi nordici.
Non è certo un mistero che i funzionari tedeschi abbiano una collocazione strategica nelle istituzioni dell'Unione, e pur essendo pagati per affermare lo spirito europeo, sono invece uno strumento della strategia per il predominio tedesco economico, finanziario e in fin dei conti anche politico in Europa.
 

L’auspicio è che gli altri paesi, che insieme disporrebbero della massa critica per opporsi a tale disegno facciano sentire di più la loro voce.
 

Sul dossier MES La Commissione afferma che i Trattati UE le attribuiscono il diritto esclusivo a negoziare gli accordi commerciali. Tale diritto tuttavia non deve intendersi come una delega in bianco a sottoscrivere tutte le bizzarrie dei tecnocrati di Bruxelles, che sembrano ignari del drammatico processo di desertificazione industriale nel continente europeo, salvo in quei paesi che per ora sopravvivono sul sacrificio degli altri.
 

Aggiungiamo, sempre sul piano metodologico, che la Commissione ha tendenza a cambiare posizione con disinvoltura quando – nel bene o nel male – i menzionati paesi del Nord Europa decidano di farlo. È questo il caso ad esempio del TTIP - l'accordo di libero scambio, negoziato segretamente con Washington, che fino a poco fa la Commissione era pronta a sottoscrivere. L’accordo è oggi in caduta libera, sia per la sopraggiunta opposizione popolare franco-tedesca, sia per l’arrivo in America di Donald Trump, assai freddo in proposito. In ogni fase del processo però i soli paesi che hanno davvero contato sono stati quelli del Nord, con l’aggiunta, in zona Cesarini, della Francia, oltre che, dietro le quinte, i funzionari europei della Commissione.
 

Senza un cambiamento radicale del funzionamento di tali istanze, l’Unione Europa pare destinata ad un drammatico declino, insieme al sogno, per tanti anni ingenuamente inseguito, di costruire un giorno una vera unione politica.